Goldrake
Goldrake, 2015, acrilico e china, 30 x 40 cm
Mazinga Z
Mazinga Z, 2017, acrilico e china, 126 x 60 cm
Gossip
Gossip è un collage che realizzai nel 2003.
È appeso su una parete grigia e piace molto a Chiara che lo ha voluto in copertina sulla pubblicazione della sua tesi.
I due floppy incollati sullo smalto bianco sono l’uno verde e l’altro magenta pertanto considero questo quadro legato in qualche modo a Nervious.
Processi Infiammatori
Processi infiammatori, 2017, acrilico e china, 86 x 96 cm
Lolabrigida, 2017, acrilico e china, 50 x 70 cm
endofago, 2017, acrilico e china, 60 x 80 cm
Spider-Man 3
Spider-Man è un supereroe dei fumetti anni sessanta tra i più amati di sempre.
Il protagonista Peter Parker è un brillante studente dall’aspetto gracile che acquisisce dei poteri che gli conferiscono forza e agilità stupefacenti.
Il soggetto è il tipico giovane subissato da problemi di soldi e da problemi d’amore.
Vive con l’affettuosa zia May ed è determinato a usare i suoi poteri per il bene della società dopo aver fatto delle scelte sbagliate che hanno portato alla tragica morte di suo zio Ben. Guadagna qualche soldo come fotorporter per il Daily Bugle ed è innamorato della bellissima Gwen Stacy.
Da adolescente collezionavo la serie Uomo Ragno della Star Comics, anche se a interessarmi erano quasi unicamente i disegni, e nel tempo ho conservato solo alcuni a cui sono affezionato.
L’albo più recente è il numero 61 di Ultimate Spider-Man che mi ha regalato Sara e che tengo anche se non ha niente di speciale. L’ultimo da me comprato invece era proprio un numero speciale: L’ Uomo Ragno -11 settembre 2001.
Una volta, sempre con Sara, mi ero ritrovato a una cena dove c’era anche una nostra ex maestra delle elementari.
Spider-Man è un soggetto che mi salta spesso alla mente quando cerco di districare qualcosa di figurativo dalla matassa di linee che, sbagliando, accumulo sui fogli come ragnatele.
Sul muro dietro la porta ho appeso un poster del film Spider-Man 3 che mi aveva regalato per scherzo Valentina più di dieci anni fa. Per tutto questo tempo è rimasto sepolto assieme ad altre carte e cartoncini vari di cui adopero i retro per disegnare.
In Spider-Man 3, l’ultimo capitolo della triologia di Sam Raimi, il costume classico rosso e blu era totalmente oscurato da un’entità nera che rappresentava la fase di profonda frustrazione e rabbia attraversata dal protagonista in quel momento.
Il costume nero è qualcosa di liquido e vivo, come un’ombra di catrame che lo avvolge.
Altera i suoi sensi, i suoi poteri e la sua personalità.
Sebbene sia esteticamente molto bella, la versione in nero tende a snaturare la vera personalità dell’Uomo Ragno che, coi suoi colori vivaci, sembra voler descrivere tutta la sfrontatezza dell’adolescenza.
Il costume classico a tinte forti dell’inacchiappabile Spider-Man è di per se un affronto verso tutti i nemici che lo vorrebbero sprofondato nella disperazione.
Tra i nemici di Spider-Man mi piace soprattutto il Goblin, l’antagonista di sempre, e quelli che sono stati la duplice evoluzione del costume/simbiota nero, Venom e Carnage, di cui possedevo anche due modellini in vinile che ho regalato a qualcuno tempo fa.
In uno dei film più recenti Tha Amazing Spider-Man 2, c’è una scena molto drammatica, ben nota a tutti gli appassionati già dalle primissime storie degli anni sessanta, in cui l’amata Gwen, coinvolta dal Goblin in un gioco folle, precipita accidentalmente nel vuoto.
e Spider-Man lancia disperatamente il suo filo
afferrandola all’ultimo istante.
[ Snap ]
Alcuni mesi fa, ritrovando il mio vecchio poster dell’Uomo Ragno nero, ho deciso di appenderlo per scherzo, senza neanche pulire bene il vetro.
Vedendolo lì sul muro ho deciso di lasciarlo dov’è.
È un immagine piovosa e triste, un manifesto nero dell’adolescenza e, per quanto mi riguarda, mi descrive perfettamente. Compreso il 3.
Spider-Man 3 è un supereroe nero e vendicativo.
Un personaggio che è il momento buio di Spider-Man.
Spider-Man invece è esuberante, dinamico e solare, é un personaggio davvero stupefacente
è pieno di vita.
Photon
Photon è un disintegratore a infrarossi che spara raggi invisibili a un bersaglio elettronico computerizzato.
Trent’anni fa era il gioco più avveniristico della galassia.
Una volta prese fuoco un deposito di giocattoli a pochi passi da casa mia, nel cuore della notte.
La mattina dopo era una domenica e piovigginava.
Fuori dalla fabbrica s’era formata una piccola folla di curiosi e bambini. Ogni tanto i pompieri si avvicinavano ai cancelli per regalare qualcosa a qualcuno.
Le confezioni erano inzuppate o mancanti e ogni cosa odorava di plastica bruciata.
Oppure c’erano scatole ancora integre contenenti giocattoli deformati dal calore.
Coi miei fratelli e alcuni amici tornammo allo stabilimento dopo pranzo quando non c’era più nessuno.
Scavalcammo dal retro per fare razzia di tutto ciò che potevamo e forse cacciammo via addirittura degli altri ragazzini entrati furtivamente come noi.
Ciò che ricordo, per come lo ricordo, poteva sembrare uno scenario alla Giger.
Dune annerite di polistiroli, giocattoli e circuiti sciolti.
Raccattammo quanta più roba possibile: macchine radiocomandate, pistole laser, pupazzetti magnetici e navicelle. Su alcuni di essi erano rimaste impresse la forme del packaging. A una delle pettorine Photon tagliammo i cavi che collegavano il casco perchè era completamente fuso.
La pistola Photon è l’unico oggetto di quell’evento che ho conservato negli anni.
È piuttosto deformata, ne avevamo altre in ottimo stato, ma evidentemente doveva rimanermi la più rappresentativa.
Dal canto suo ha conservato il suo magnifico design originale e naturalmente funziona ancora.
Sembra uscita da un qualche Noir biomeccanico e, a pensarci bene, rivedo tuttora nei disegni che faccio quelle sue linee liquefatte, instabili.
A scuola, il lunedì dopo l’incendio, sentii un bambino dire che le fiamme arrivavano fino in cielo.
